La Chiesa di Santa Lucia

Nell'incendio che distrusse quasi tutte le abitazione del paese di Comasine nel 1853 vennero distrutti anche alcuni reperti celtici (o retici) trovati vicino alla chiesetta di Santa Lucia ad una navata con volta a crociere in tre campate sostenute da lesene. Essa certamente è sorta a completamento del "castelliere" (altura protetta e fortificata) che esisteva sul colle, ricordato anche dai toponimi ancora attuali.

Una data certa è il 1374. Ebele da Cles, giurisperito e vicario vescovile delle Valli di Non e di Sole, nel suo testamento lascia alla Chiesa di Santa Lucia di Comasine un legato di 14 ducati d'oro o/e un "miliare" di ferro lavorato. Questo dimostra il rilievo che l'attività mineraria e metallurgica aveva nell'economia del tempo e certamente fa risalire all'indietro la costruzione della Chiesa.

Il campanile a cuspide ghibellina e bifore romaniche di granito è isolato e un tempo era affrescato con un grande S. Cristoforo ora molto deteriorato.

Altra interessante data storica è il 24 agosto 1443. Nei lavori di restauro di alcuni decenni fa, venne alla luce una pergamena che dice testualmente: «Noi frate Giovanni dell’ordine dei Minori, per grazia di Dio e della Sede apostolica vescovo delle chiese di Tino e Micone, vicario generale nelle cose pontificali del reverendissimo padre e signore in Cristo signor Alessandro duca di Mazovia, per la medesima grazia vescovo di Trento, abbiamo consacrato questa cappella con l’altare, intonacata a nuovo e rinnovata, in onore di Santa Lucia, l’anno del Signore 1443, il giorno 24 del mese di agosto. La sua dedicazione si celebra la penultima domenica del mese soprascritto».

Se già nel 1443 è stata reintonacata e restaurata, altri numerosi restauri si dovettero fare lungo i secoli. Nel 1866 venne costruito il portico, che inizialmente serviva da cimitero. Il cimitero fu poi portato all'esterno ed ampliato nel 1952.
Nel 1923 si riparò e rifece il tetto danneggiato dalle due valanghe del 13 dicembre 1916 (13 dicembre: festa di S. Lucia!) che confluirono sulla chiesa dalle due valli adiacenti producendo danni non così gravi come l'evento lasciava prevedere.
Anche nel 1936 si fecero numerosi lavori di manutenzione. Nel 1940 fu ridipinto l'interno dal pittore ambulante Teodoro Fengler de Vogg. Nel 1952, con l'ampliamento del cimitero venne pure rifatta parte della strada di accesso.

Negli anni '70 Santa Lucia entrò nel mirino dei furti delle opere d'arte religiose, per questo motivo nel 1971 vennero portati nella chiesa del paese i due altari laterali e nel 1979 anche dell'altare maggiore, derubato nel 1976 del maestoso arcangelo San Michele (a grandezza naturale), di due angeli con la tromba e di vari altri particolari. [foto 22]

La chiesa custodisce un semplice ma dignitoso reliquiario con le reliquie di Santa Lucia e di Santa Cecilia, [foto 23] donato dal frate cappuccino fra Bernardo da Comasine, al secolo Domenico Tonazzi, morto a Trento nel 1791.

Numerosi interventi di manutenzione e restauro vennero eseguiti anche negli anni '80 e '90, ma la chiesa ormai priva delle sue migliori opere d'arte quali erano gli altari, perse parte del legame con la sua lunga storia. [foto 24, 26, 27]

Il legame d'affetto tuttavia per la gente del posto rimane sempre vivo per la presenza del cimitero, sempre ben curato anche se lontano dal paese.

Il testamento di Ebele da Cles ci ricorda che la chiesa è legata all'attività mineraria. Prima della scoperta e dell'uso della polvere da sparo, i minatori estraevano il minerale spaccandolo con dei martelli appuntiti e quindi il pericolo più grande erano le schegge che potevano ferire gli occhi e perdere la vista. Ecco allora Santa Lucia, martire, raffigurata con gli occhi su un piatto, protettrice della vista.

Verso la metà del 1600 cominciò a diffondersi l’uso della “polvere nera” come esplosivo per spaccare la roccia e quindi il pericolo più grande era lo scoppio improvviso della stessa. Ecco allora l'invocazione alla martire Santa Barbara, divenuta protettrice dei minatori.