Giovanni Sonna, il falegname emigrante

In Argentina (1887-1892)

Giovanni Sonna (1854-1921)Ho sottomano un libro con evidenti segni di usura, stampato nel 1864 a Trieste dalla Libreria C. Coen, titolo: “Trattato completo di fotografia”.
Era di mio nonno Giovanni Sonna (1854-1921).

Dai suoi appunti risulta che nel gennaio 1891 compera la terza parte di un “atelier di fotografia” di Giuseppe Stanchina e Elia Collabianchi sito in Calle Cordova 1645 a Buenos Aires (Argentina) e la terza parte di un altro “atelier” sito in Calle Belgrano, proprietà della “Società La Tutelar”.

«Entrato come socio sborsando 300 Pesos», annota. L’anno precedente aveva venduto un “cupé” e 2 cavalli, con in mano 5 pagherò per il valore di 700 Pesos. (Un anno di lavoro: circa 1600/1700 Pesos). Dopo circa un mese, vendono “La Tutelar” e, pagato il Collabianchi che si «ritira dalla fotografia», restano solo in due soci. Il 26 febbraio 1891, c’è un’annotazione di una «compera di oggetti stabili di fotografia: n. 6 obiettivi per ferotipia: 95 Pesos; una camera e un piede a binda» (treppiede regolabile). Poi? Non si sa più nulla. Nei mesi seguenti ci sono solo delle entrate da lavori da falegname e vendita di vari mobili.

Nel settembre 1891 (in Argentina si va verso l’estate) compera varie cose pesanti «(4 paia più una dozzina di calzetti, 2 mutande, 2 fanelle, paltò, pantaloni, giacca, gilè, sacco, ecc.)». Forse aveva già deciso di realizzare un grande desiderio: andare in Terra del Fuoco con alcuni compagni a cercare l’oro.

La “camera” fotografica e il treppiede li portò a Comasine.

In Terra del Fuoco (Argentina-Cile) – (1892-1895)

Nell’estate 1892 (ma laggiù a Punta Arenas in Terra del Fuoco era pieno inverno) Giovanni Sonna si mette in società con alcuni amici per la ricerca dell’oro. Il 22 agosto 1892 viene costituita ufficialmente la “Compagnia del «Botte Balandra» col nome «Maria» e 55 numero di matricola”. I soci erano: Juan Sonna, Clemente Daldoss, Giorgio Zambelic, Giorgio Arach, Tilio Nicola Arach e Mattia Chizada.

Ci sono acquisti consistenti «(2 barili di carne, generi di farmacia, una mappa, carbone, accetta, permessi vari dalla “capitania”, songia, picconi, munizioni, ferramenta, 2 Kg di mercurio, imbuto, calamita, cazza e cazzeruola, lima, 2 pale, punte, ecc., piatti, tazze, padelle, aceto, fanale, tela per tenda, tenda, vino, polenta, fagioli, caffè, zucchero, tè, tè mate, pasta, pepe, sale, olio, grasso, aglio, formaggio, rum, cognac, fernet, fosforo (fiammiferi), ecc.)», che fanno pensare ad un lungo periodo di lavoro lontano dai centri abitati.

Pagate tutte le spese, sembra che il guadagno rimasto, pur buono, non sia stato così entusiasmante come forse si aspettavano. In seguito, Giovanni ogni tanto annota “visita al dotór”, “per medicine”. Su un foglio, probabilmente di quell’epoca ci sono altre annotazioni come “per reumatismi alle gambe”, “pomata per i piedi”, “medicine contro le bruciature”, ecc.

1° ritorno a Comasine (1895-1901)

Nel luglio del 1895 parte da Punta Arenas per Buenos Aires e, dopo oltre 8 anni, ritorna a Comasine. Compera casa (la sua casa paterna era andata distrutta nell’incendio del 1853 e, senza casa, Giovanni nacque a Cogolo nell’aprile del 1854), apre con tutti i permessi una bottega di “generi misti”, lavora da falegname (fa le “lavandare” in larice di alcune nuove fontane del paese rifatte a seguito del nuovo acquedotto del 1894).

Sicuramente di Giovanni è la piccola statuetta che si trova anche attualmente sul coperchio del “Fonte battesimale” nella chiesa di Comasine, unico pezzo rimasto della precedente opera.

Nel maggio 1897 si sposa con Lucia Zanon, nascono 3 figli e… ritorna in Argentina nel 1901.

Alle isole Malvine – Falckland (1901-1903)

In Argentina, Giovanni Sonna lavorava da falegname-mobiliere. Ha lavorato anche per i Salesiani costruendo banchi, tavoli, ecc. Per la ditta Ardizzone costruiva scaffalature, tavoli da studio con cassetti, cornici, porta-ombrelli, attrezzi agricoli e da negozio, ecc.

È curiosa un’annotazione che riporta un “lavoro speciale”. Non si sa dove l’ha trovata, ma senz’altro l’ha scritta per ricordarsela e fare qualche risata con gli amici.

«Abelito Ponzio Pilato e messo un nuovo nastro al suo turbante, £ 3; Rimessa una nuova coda al Gallo di St. Pietro, £ 2; Riappeso il buon Ladrone alla sua croce e refattoli il naso rotto, £ 1; Lavata la faccia alla serva del gran sacerdote Caifa e dato il belletto nelle guance, £ 7; Rinnovato il cielo, aggiuntovi 2 stelle, dorato il sole e forbita la luna, £ 5; Ravvivate le fiamme del purgatorio, ristorate alcune anime, £ 6; Rimesso il corno nuovo a Lucifero, £ 4; Guarnita la veste a Erode e rassettatali la parrucca, £ 2. Totale £ 30».

Essendo i prezzi in Lire sterline, è probabile che lo scritto risalga alla sua permanenza a Stanley, capitale delle isole Malvine (Falckland) ove ha lavorato dal dicembre 1901 al maggio 1903. In questo periodo, ogni annotazione è in Sterline, Scellini e Pfennig con saltuariamente il corrispondente valore in Pesos argentini, in Fiorini, Corone o Marenghi!

2° ritorno a Comasine (1903-1904)

Poi ritornò a Comasine e fece sosta a Minerbe (VR) ove finì di pagare la casa N. 3 di Comasine che aveva acquistato dai fratelli Tonazzi quando questi erano emigrati e avevano iniziato a fabbricare mattoni e coppi.

Terzo viaggio in Argentina (1904-1907)

Ripartì per la terza volta per l’Argentina nel novembre 1904. Mio padre aveva 8 mesi. Il viaggio, in terza classe da Genova a Buenos Aires costò 39.50 Pesos oro. Continuò poi fino a Punta Arenas in Terra del Fuoco. A Punta Arenas (Cile) ricevette l’ultima lettera della moglie Lucia, un mese dopo che era già morta a Comasine a 37 anni. Anche un figlio piccolo era morto da alcuni mesi. In quell’anno morirono pure un fratello e una sorella di Giovanni che vivevano in casa e lavoravano la campagna.

Tutte motivazioni che decisero Giovanni a un ritorno definitivo a Comasine.

Ritorno definitivo a Comasine (1907)

Nel marzo 1908 sposa Celesta Maddalena, sorella della prima moglie che, dopo la morte di questa, aveva “tirato su” i quattro bambini. Nacque un altro figlio e una figlia.

Un giorno, negli anni della grande guerra del 1914-18, Giovanni (lo «scotûm» di famiglia era «dei Valàdi» e, più raro, «dei Dotôri») si trovava a lavorare un ripido prato situato tra la strada attuale e il fiume Noce, prima di arrivare a Comasine.

Il ricordo dei lunghi viaggi in Argentina, Terra del Fuoco, isole Malvine-Falckand era ormai lontano e le esigenze di fami,glia in un periodo triste come quello della guerra, richiedevano di portare avanti anche i lavori di campagna.

In un momento di riposo col vicino confinante Michele Battistini, («dei Ciödaröi» 1845-1921), mentre si caricavano la pipa: «Gioàn – disse Michele – te làghi tut ‘sto prà se me pàghes el tabàc en fin che son vif».

Dopo alcune lente e pensose «boccate»: «E mi te làghi el me prà – rispose Giovanni – se me pàghes ti el tabàc en fin che son vif mi».

Lo scambio non fu mai fatto perché evidentemente, conoscendosi come buoni fumatori e valutando la mediocrità dei prati, non c’era convenienza per nessuno. Morirono entrambi nel 1921 a distanza di pochi mesi.

Nei numerosi e disordinati scritti di mio nonno Giovanni, ho trovato anche questo appunto: «Coltivo di Tabacco – Si semina come i capussi e quando tiene 3 foglie si trasplanta a 50 centimetri di distanza. Quando le prime foglie scomenzano a sbolinarsi si taglia quelle foglie e si mettono in un filo, una sopra l'altra per 3 giorni e poi si allargano per seccare e poi si fa mazzetti, colore con colore».

Avrà mai provato Giovanni a coltivare tabacco a Comasine?

application/pdf Giovanni Sonna, falegname emigrante in Sud America (120.6 kB)