La Chiesa di San Matteo a Comasine

La chiesa di San Matteo si colloca nel centro del nucleo abitato di Comàsine, paese arroccato sul ripido versante del monte Boài a quota 1204 metri. Questo piccolo centro fu propulsore e sede di una fiorente attività mineraria che richiamò manodopera non solo da altre località della Valle ma anche da numerose zone della Lombardia. La manodopera era necessaria sia per l'estrazione e il trasporto del ferro a valle, sia per la preparazione del carbone necessario per i forni di fusione e, nei paesi forniti di energia idraulica abbondante come Fucine di Ossana, per la lavorazione dello stesso.

Se la Valle di Sole nel secolo XV e seguenti, ha goduto di un certo benessere, lo deve allo sfruttamento delle antichissime miniere di ferro, che sembra possano risalire perfino ai Celti, Galli e Romani.

Pur essendo più antica, le notizie relative alla chiesa del paese attestano la sua esistenza solo dal 1446. La chiesa di Santa Lucia invece, situata sul colle-castelliere omonimo, è considerata una delle più antiche chiese della valle.

L'attuale struttura della chiesa di San Matteo risale al 1462 ed è opera dei fratelli Giovanni e Domenico fu Pietro di Comàsine. Dipendente dalla curazìa di Celledizzo, ebbe il fonte battesimale solo dopo il 1565 (data dell’ultimo battesimo registrato a Celledizzo) e venne consacrata il 24 luglio 1617. Comasine diviene parrocchia nel 1923.

I ripetuti incendi lungo i secoli, soprattutto quello del 1853, recarono alla chiesa notevoli danni cosicché i restauri effettuati nel tempo e soprattutto i considerevoli ampliamenti eseguiti nel 1943 (parroco don Pietro Bisoffi) e la ristrutturazione postconciliare del 1969 (parroco don Bruno Andreis), contribuirono a modificare notevolmente il suo aspetto originario.

Attualmente la pianta dell'edificio si può ricondurre ad uno schema a "croce", particolare non riscontrabile in altri edifici religiosi della valle. [foto 10, 11, 12]

Dei cinque altari presenti, tre provengono dalla chiesa di Santa Lucia. Essa, a causa della sua lontananza dal centro abitato, negli anni '70 fu oggetto di considerevoli ruberie e di conseguenza, venne ritenuta poco sicura.

Dell'antico altare maggiore, in legno dipinto ad imitazione marmo e di modesta fattura, dedicato a San Matteo, rimane solo la pala raffigurante l'apostolo con San Michele arcangelo e la Madonna col Bambino che attualmente non si sa dove sia [foto 13].
Nel 1928 questo altare venne sostituito con un altare acquistato da scultori di Precasaglio-Pontedilegno. La vita di quest’ultimo fu breve perché, in seguito ai lavori di ingrandimento del 1943, venne sostituito con un altare in marmo.

Nel primo dopoguerra, in marmo venne anche rifatto tutto il presbiterio e le balaustra. I banchi attuali vennero inaugurati il giorno di Pasqua del 1944 e sostituirono i precedenti del 1928 che furono portati a Santa Lucia.

Nel 1963 venne installato l'impianto di riscaldamento ad aria calda. Con la notevole ristrutturazione del 1969, la mensa-altare fu portata in centro e il tabernacolo, con l’Ultima Cena sulla porticina, venne addossato alla parete dell'abside.

Il marmo fu tutto sostituito da granito e legno. Tutto il pavimento fu scavato e rifatto, isolandolo dall'umidità del terreno sottostante. Venne progettato a nuovo anche l'impianto di illuminazione, studiato per dare risalto e importanza sia alla struttura architettonica interna sia soprattutto, all'altare centrale.

Esso fu consacrato dall’Arcivescovo di Trento Alessandro M.Gottardi il 5 ottobre 1969 in onore di San Matteo Apostolo e in esso vennero incluse le reliquie dei santi martiri Sisinio, Martirio e Alessandro (martirizzati nel IV° sec. d.C. a Sanzeno in Val di Non).

Un notevole cambiamento dell'aspetto interno della chiesa avvenne nell'agosto 1979, quando venne posto come altare maggiore, quello di Santa Lucia, proveniente dall'omonima chiesa e di conseguenza anche il tabernacolo sulla parete dell'abside venne nascosto alla vista.

I due altari laterali, dedicati uno alla Madonna del Rosario (statua del 1890), l'altro al Sacro Cuore (antica statua che dalla chiesa venne posta nel 1945 nel capitello eretto in suo onore in paese, e poi riportata in chiesa), non presentano particolari pregi artistici. Anticamente, essi erano dedicati alla Madonna e S. Bernardino [foto 32] e a S.Antonio abate [foto 31] (vedi relative pale a fianco della porta principale - quello con la Madonna in trono è firmato: Bortolottus Venetus).

A suo tempo facevano bella mostra anche le statue lignee di S. Giuseppe, S. Teresa del Bambino Gesù, S. Matteo e Sacro Cuore con le braccia aperte, (le prime due sono ora nella chiesa di Santa Lucia).

La piccola statuetta in legno raffigurante San Giovanni Battista ancora bambino, attualmente posta sul coperchio del fonte battesimale che sta alla destra dell'altare centrale, fu realizzata fra il 1895 e il 1901 da mio nonno Giovanni Sonna ed è l'unico pezzo rimasto dell'ex Battistero allora esistente.

All'esterno, il pregevole portale tardo rinascimentale datato 1619 che si affaccia sul piccolo sagrato, ha trabeazione e piedritti lavorati a specchio con motivi decorativi scolpiti a punta di diamante e a rosette. Nei ricordi degli anziani, esso sembra provenire da una chiesa della Val Rendena.

Il campanile, seriamente danneggiato dall'incendio del 1853, fu ricostruito nel 1856 su progetto del Piazzani di Celledizzo, maestro a Comàsine. Gli anziani ricordano che le fondamenta dello stesso, a causa del terreno paludoso, vennero poste su una massiccia piattaforma di tronchi di larice rosso. [foto 30, 30a]

La parte superiore comprendente la cella campanaria, rimase molto danneggiata dalle infiltrazioni d'acqua dovute sia alle screpolature della copertura in granito provocate dall’incendio del 1921 che distrusse le case e i masi vicini, sia dai danni causati da un violento uragano nel 1938. Venne restaurata a regola d'arte solo nel 1981, mentre l'elettrificazione delle cinque campane, avvenne già nel 1966.