Altare di San Rocco e San Bernardino

Altare di San Rocco e San Bernardino (ex S.Lucia)

Ex Altare laterale di Santa LUCIA trasferito nel 1971 nella Chiesa di COMÀSINE.

Altare con grande valore artistico. Costituisce uno dei pochi esempi ancora integri di inserimento di un trittico tardo-gotico preesistente in un'opera di gusto barocco.

Lo scrigno tardo-gotico, - secondo il prof. Rasmo - è probabilmente opera di un allievo di mastro Narciso, attivo verso la fine del '400. In esso sono poste le statue della Madonna con il Bambino, San Rocco e Santa Lucia. Ai lati, vi sono due figure in bassorilievo raffiguranti San Rocco e San Bernardino.
Il tutto è impreziosito da un leggero e raffinato intaglio e da una splendida doratura che copre tutta la superficie fondendo, in una composizione perfettamente armonica, elementi di epoche diverse.

La studiosa T. Leonardi attribuisce l'opera a Simone Lenner (capitano nel castello di Ossana dal 1581 al 1640) per affinità stilistiche riscontrate con alcune opere dello stesso. Simone Lenner, la cui data di nascita è sconosciuta, morì probabilmente fra il 1656 e il 1658. Aprì in Ossana una fiorente bottega di intaglio ove anche il giovane G.B.Ramus, proveniente da Edolo, apprese l'arte dell'intaglio.

Il Lenner è soprattutto un buon cesellatore: i suoi intagli così sobri e nitidi, sono eseguiti con grande abilità. Non altrettanto si può dire della sua attività come scultore, ove manifesta una certa rigidità e a volte innaturalezza.

Parlando di intagliatori e scultori, è doveroso ricordare Giovanni Battista Sonna di Comàsine che nel 1773 fece il tabernacolo dell’altare di S. Antonio a Peio, adorno di gruppi di fiori e frutti, segnato G.B. 1773 S.F. È attribuita a questo artista anche la bellissima stanza lignea della canonica di Ossana con «magnifici lavori d’intaglio» fatti eseguire dall’arciprete Rovereti (1730-1781). Il tutto venne distrutto nell’incendio doloso dei primi di novembre 1918 durante il "famoso rebaltôn", (attualmente ricostruita).

Altare di San Bartolomeo e San Lorenzo

Ex Altare laterale di Santa LUCIA trasferito nel 1971 nella Chiesa di COMÀSINE.

E' in legno intagliato e dorato. L'ancona, di fattura semplice, incornicia una pala raffigurante la Madonna con ai piedi i santi Bartolomeo apostolo e Lorenzo diacono.

La data 1652 nascosta con eleganza nella decorazione del fregio, conferma l'attribuzione dell'opera a Simone Lenner. Una caratteristica dell'intagliatore fu quella appunto di nascondere la sua firma o la data fra i fregi dell'architrave.
Questi due altari, consacrati nel 1649, furono indorati probabilmente dai fratelli Pietro Antonio e Simone Alberti da Bormio.

La rappresentazione iconografica dei santi in Val di Sole generalmente si attiene alla tradizione.
L'apostolo San Bartolomeo viene di solito raffigurato in età matura, con la barba, un libro e un coltello. Dal secolo XIII in poi viene anche raffigurato mentre porta sul braccio o sulle spalle la propria pelle richiamando così il suo martirio.

San Lorenzo viene raffigurato con dalmatica rossa o dorata, la palma del martirio e il libro del Vangelo in mano, accanto la graticola ardente.

San Rocco viene sempre raffigurato in abito da pellegrino, con la conchiglia, la zucca e il bastone. Generalmente mostra, alzando il mantello o abbassando una calza, un bubbone o una piaga della peste; accanto il cane fedele con il pane in bocca.

Santa Barbara venne invocata contro i fulmini e la morte improvvisa. In seguito, anche contro gli scoppi e le mine, patrona quindi dei minatori. E' sempre rappresentata con una torre, a volte con la pisside per ricordare che morì confortata dai Sacramenti.

Altare di Santa Lucia

Ex Altare maggiore della Chiesa di Santa LUCIA, trasferito nell'agosto 1979 nella Chiesa di San MATTEO in COMÀSINE.

L'Altare intitolato a Santa Lucia è in legno riccamente intagliato e dorato. Tralci di vite, grappoli di frutta, fiori, nastri, figure d'angelo e teste di cherubino si inseriscono in una equilibrata composizione architettonica di gusto barocco.
Analogie stilistiche con opere sicuramente eseguite dai Ramus, sono state evidenziate da recenti studi che hanno attribuito a questi intagliatori la paternità dell'opera.

Attualmente l'altare è incompleto perché venne derubato nel 1976 dei tre angeli in alto (uno centrale e due laterali) e di vari altri particolari (teste di angioletti, ecc.). A causa dell'ondata di trafugamenti di opere d'arte avvenuta in valle verso la fine degli anni '70, nel 1979 si pensò di trasportarlo in paese ove già dal 1971 erano stati trasportati gli altri due.

La pala rappresenta Santa Lucia con la palma del martirio e il piatto su cui poggiano gli occhi; Santa Caterina con palma e corona regale; la Madonna con il Bambino, attorniata da angeli.

Abbassando la pala, si può ammirare nella nicchia retrostante la bella statua dipinta e dorata di Santa Lucia, tradizionalmente portata in processione con un ricco baldacchino dorato, attorno al colle di Santa Lucia, tutti gli anni, la seconda domenica di Agosto.

Santa Lucia viene quasi sempre ritratta con gli occhi su un piatto o in un calice, ha anche la palma del martirio, la spada, la fiamma a ricordo delle torture cui fu sottoposta, e sovente anche la lampada, quale simbolo e promessa di luce.

Santa Caterina d'Alessandria viene raffigurata con la palma del martirio, il libro della sapienza, la spada a ricordo della sua decapitazione, la ruota spezzata o con i denti/coltelli spezzati. In testa porta sempre una corona. Molto invocata come protettrice di carrai, mugnai ed artigiani.

La piccola statua di S. Caterina d’Alessandria, che attualmente si trova “abusivamente” in alto sull’altar maggiore al posto del rubato arcangelo S. Michele, proviene dalla nicchia posta sotto il portico della Chiesa di Santa Lucia, ove si trova il bel monumento mortuario in stile rinascimentale con la data 1530.

Di G.B.Ramus sono quasi sicuramente i due ceroferari a fianco dell’altare, anch’essi provenienti dalla Chiesa di Santa Lucia, scolpiti nel 1647.